Marchi, extraprofitto e scuola
di Giuseppe Masala
La riconoscibilità e individuabilità del marchio dei prodotti è probabilmente il sistema più originale utilizzato da big business per liberarsi dalla schiavitù del cosiddetto libero mercato (dove non vi è oligopolio e monopolio, naturalmente).
Caricando il marchio, grazie alla pubblicità palese e occulta, di significati che non gli sono propri si vuole indurre così il consumatore (in)consapevole a pagare un prezzo più alto di quello dovuto, secondo le regole del mercato. In buona sostanza, con questa tecnica il capitalista tenta di ottenere un extraprofitto.
Personalmente anche io utilizzo i marchi nei miei rapporti con le persone: più il mio interlocutore indossa abiti con su appiccicati simboli più o meno colorati, più ho la certezza che la sua mente sia confusa. Quindi tendo a considerare la persona insicura e con una bassa cultura alla quale, noto, spesso corrisponde un alto grado di istruzione (o distruzione della personalità?).
Sulla stretta correlazione, per me esistente, tra bassa cultura, bassa autostima e alto grado di istruzione ci sarebbe molto da dire. Mi limito qui a porre una semplice domanda: qual’è il ruolo della scuola nella società del capitalismo decadente, creare cittadini consapevoli o consumatori indottrinati?
Penso che il sistema scolastico tra le tante sovrastrutture che compongono la nostra organizzazione statuale sia quella meno pregna di mentalità piccolo-borghese, ovviamente le eccezioni si sprecano. Però la scuola tra i tanti meriti, ha un potere enorme, ovvero insegnare un metodo di analisi scientifico che poi potrà essere offuscato da mille fronzoli, ma può riemergere imperante nella coscienza di ogni individuo e permetterà dopo l’analisi la capacità di criticare
Forse allora la scuola non è più in grado di contrastare il bombardamento pubblicitario?
Oppure tu dici che comunque alla lunga la capacità di analisi e la “cassetta degli attrezzi” data a scuola verrà comunque otilizzata?
La questione è più complessa, non esistono posizioni assolute che vedono una sovrastruttura come la scuola cedere il passo agli strumenti d’informazione, ma entrambe sono emanazione del nostro sistema economico. La scuola può da sola fare la differenza? Direttamente no, ma indirettamente si. Essa per il fatto stesso di essere una sovrastruttura sarà sostanzialmente allineata con il modello consumistico dettato dal “bombardamento pubblicitario”, ciò non vuol dire però che taluni individui possano utilizzare la “cassetta degli attrezzi” fornita dalla scuola per filtrare le informazioni che ogni giorno ci vengono propinate sotto forma di messaggi visivi o sonori. E’ dunque compito, anzi io oserei dire dovere, di tutti far germogliare in altri individui i semi donati a denti stretti dalla scuola, per far nascere la capacità critica
condivido…