Marchi, extraprofitto e scuola

La riconoscibilità e individuabilità del marchio dei prodotti è probabilmente il sistema più originale utilizzato da big business per liberarsi dalla schiavitù del cosiddetto libero mercato (dove non vi è oligopolio e monopolio, naturalmente).

Caricando il marchio, grazie alla pubblicità palese e occulta, di significati che non gli sono propri si vuole indurre così il consumatore (in)consapevole a pagare un prezzo più alto di quello dovuto, secondo le regole del mercato. In buona sostanza, con questa tecnica il capitalista tenta di ottenere un extraprofitto.

Personalmente anche io utilizzo i marchi nei miei rapporti con le persone: più il mio interlocutore indossa abiti con su appiccicati simboli più o meno colorati, più ho la certezza che la sua mente sia confusa. Quindi tendo a considerare la persona insicura e con una bassa cultura alla quale, noto, spesso corrisponde un alto grado di istruzione (o distruzione della personalità?).

Sulla stretta correlazione, per me esistente, tra bassa cultura, bassa autostima e alto grado di istruzione ci sarebbe molto da dire. Mi limito qui a porre una semplice domanda: qual’è il ruolo della scuola nella società del capitalismo decadente, creare cittadini consapevoli o consumatori indottrinati?