Il Leviatano e il giardino dell’Eden

 

Viviamo tempi interessanti, ormai s’è capito. La crisi economica in corso – se appena si guarda fuori dalla gabbia neoliberista  euroatlantica – ha rimesso in moto le idee. Il mondo non sembra destinato a vivere nell’epoca del liberismo totalizzante come sarebbe piaciuto a Francis Fukuiama. Soprattutto in America Latina, in Cina e in Russia si stanno affermando dei modelli alternativi dove lo stato sembra destinato a giocare un ruolo di primaria importanza. Naturalmente non si possono porre sullo stesso piano politiche fatte da paesi profondamente diversi: un conto è l’interventismo statale cinese nell’economia mondiale (fatta anche attraverso i suoi fondi sovrani), un altro conto è la politica di “potenza” fatta dalla Russa di Putin (attraverso la statale Gazprom per esempio), altro conto ancora sono le recenti nazionalizzazioni venezuelane, boliviane e argentine. Ma un dato può essere comunque rilevato: il ritorno dello Stato Imprenditore, seppur in diverse forme.

La politica dello Stato Imprenditore, a modesto avviso di chi scrive, non è da confondere con le normali politiche keynesiane. Un conto è arginare la caduta della domanda aggregata con la spesa pubblica, così come fatto da un Roosvelt ispirato dal Maestro inglese, altro conto è promuovere lo Stato Imprenditore. In questo secondo caso lo Stato incide sulla domanda eggregata permanentemente, dunque anche quando il ciclo economico è positivo. Lo Stato diventa player globale nel libero mercato: ne accetta le regole, ma grazie alla sua potenza di fuoco  orienta l’allocazione delle risorse. Sgombro subito il campo, non vedo alcuna interferenza impropria verso il mercato, in uno sistema dove lo Stato gioca in prima persona, questo perchè se è tollerato l’ologopolio privato di grosse aziende quali Microsoft o le petrolifere non si vede perchè non possano influire una o più  aziende statali. Cari liberisti o imparate a stracciarvi le vesti sempre o è meglio che accettiate l’oligopolio anche quando lo Stato si fa azienda dominante! In caso contrario l’osservatore attento avrà il diritto di pensare che siete dei miseri lacché al servizio di potentati privati, dai quali – magari – ricevete prebende e onori.

E’ del tutto evidente poi che le nazioni che si armano di uno Stato Imprenditore dovranno chiarire quale è la finalità ultima di questo strumento: proporre politiche di piena occupazione alla Kalecki? Influenzare l’allocazione delle risorse nazionali al fine di migliorare ricerca, istruzione e politiche ambientali? Fare politiche imperialistiche verso paesi-preda? Ai posteri

Andando a verificare cosa accade nel nostro cortile di casa chiamato Occidente osserviamo una realtà diversa. Politiche di bilancio statali incentrate sul dogma del pareggio di bilancio, tagli draconiani al welfare e mano libera al mercato finanziario. Paradigmatica l’annunciata battaglia  del neo zar antisprechi Enrico Bondi contro le bollette della luce degli enti statali. Una cosa che sta tra l’ufficio economato del più piccolo Comune italiano e la lotta ai mulini a vento di Don Chisciotte. Proviamo ad analizzare: tutti gli enti statali – causa bollette troppo alte – saranno obbligati a trovare soluzioni di risparmio entro 24 mesi. Ma siamo sicuri che ci sarà un reale risparmio se il piano verrà attuato?

  • Circa il 50% della bolletta elettrica è fatta da tributi di vario tipo: una riduzione della bolletta si sostanzierà immediatamente in una riduzione del gettito, dovuto allo Stato, per questa voce;
  • Lo Stato è il maggior azionista dell’Enel (azienda dalla quale, presumiamo, la maggior parte degli enti statali ricevono l’elettricità) dunque i risparmi significheranno minor fatturato e di conseguneza, minori dividendi per i suoi azionisti;
  •  Predisporre piani per il risparmio energetico significherà spendere cifre rilevanti prima in consulenze ad ingengneri esperti della materia, poi in lavori di ammodernamento;

Insomma, pare veramente difficile – anche a chi come me ha fatto i conti della serva -immaginare un reale risparmio da questa voce. Viene ancora più difficile credere che uomini come Monti e Bondi abbiano il risparmio sulle bollette come loro reale obbiettivo. Dunque si è autorizzati ad immaginare un’altra ipotesi: in realtà questi annunci hanno il solo scopo di educare i cittadini alla nuova dottrina: lo stato è una azienda e così va gestito, anche se non è conveniente. Insomma, la “dottrina Monti” si sostanzia in un semplice: <<Cari cittadini, arrangiatevi!>>. Naturalmente l’esilarante caso delle bollette va visto solo come un esempio. La realtà è che tutta l’azione di governo: dal pareggio di bilancio in Costituzione fino al Fiscal Compact va letto nell’ottica della nascita dello Stato-azienda. E dirò di più, il pareggio di bilancio dello Stato-azienda, dove l’unica variabile indipendente è data dalla spesa per gli interessi sul debito pubblico pregresso, dimostra che il vero Leviatano (nonché il vero azionista di riferimento dello Stato-azienda) è il Mercato Finanziario che ha facoltà, tutte le mattine, di decidere autonomamente la quota di utili-interessi che gli va corrisposta. Si potrebbe arrivare fino alla situazione limite in cui lo Stato incassa 100 e il Leviatano-azionista chiede 100, dove dunque. per ottenere il pareggio di bilancio, sarebbe necessario che i cittadini ottengano zero in servizi. Da cittadini a Servi della Gleba. 

Come si può vedere la nostra epoca è caratterizzata dallo scontro tra due visioni di stato: la visione dello Stato-azienda occidentale e quella dello Stato-imprenditore che si sta affermando in molte parti del mondo. Sembrerebbe quasi uno scontro ideologico (e di civiltà).