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Cuore, batti la battaglia!

Tag: Monti

Il Deserto bancario italiano

banche

 

La fortissima scossa tellurica che ha colpito l’Europa a causa del referendum che ha sancito l’abbandono del Regno Unito all’UE si è trasferita immediatamente sugli elementi più fragili della costruzione europea.

Sicuramente tra questi quello più vistoso e importante è il sistema bancario del terzo paese più importante d’Europa come peso economico: l’Italia. Immediatamente le banche italiane sono state colpite da un fortissimo attacco speculativo (che non va visto come un complotto pluto-giudaico-massonico, ma come una normale allocazione delle risorse da parte degli investitori) a causa della loro fragilità causata dall’enorme esplosione dei crediti in sofferenza (che ormai hanno superato i 200 miliardi di euro) e dei crediti incagliati (non meno di ulteriori 150 miliardi).

Immediatamente il governo Renzi – conscio che il panico causato dall’effetto #Brexit – si è attivato per chiedere la sospensione delle norme sul Bail-in e del divieto degli aiuti di stato per le banche. L’idea pare fosse quella (a leggere anche il Prof. Giavazzi sulle colonne del Corriere della Sera) di ricapitalizzare le banche in evidente difficoltà con 40 miliardi di Euro dello stato. Sfortunatamente l’ipotesi d lavoro caldeggiata dagli italiani è stata respinta dalla contraerea tedesca che di riscrivere le regole per l’ennesima volta non vuole manco sentire parlare.

Ora arriva la notizia che la Commissione Europea e il Governo Italiano si sono accordati per un diverso percorso di aiuti rispettoso delle regole europee: la concessione di garanzie statali su 150 miliardi di bonds bancari.

La prima cosa che viene da pensare in merito a questo strano accordo è che proprio la Banca Centrale Europea oggi ha lanciato l’allarme che starebbero finendo i bond da concedere in collaterale per la concessione di liquidità alle banche. Forse le banche italiane erano tra quelle a corto di collaterale e dunque a rischio di trovarsi in una crisi di liquidità difficilmente gestibile? Probabilmente non lo sapremo mai, ma diciamo che questo accordo tra la Commissione Europea e il Governo Renzi casca “a fagiolo”.

Tutto bene quello che finisce bene? Crisi bancaria italiana risolta all’ultimo secondo per l’ennesima volta? Direi di no.

Già nel 2011 il Governo Monti concesse una garanzia statale (per oltre 100 miliardi) ai bond bancari proprio per evitare una drammatica crisi di liquidità. L’operazione non è stata per nulla risolutiva. Da allora ad ora le sofferenze bancarie sono cresciute da 140 miliardi a oltre 200 miliardi, sono fallite quattro banche molto ben radicate in territori un tempo molto ricchi (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara) e le due banche della regione motore della crescita italiana degli anni novanta (Veneto Banca e Pop. Vicenza) sono state salvate solo grazie ad un fondo (Atlante) costituito con la finalità di acquistare le sofferenze bancarie ovviamente – e lo sottolineo – il salvataggio di queste due banche venete è avvenuto con fortissime perdite (anche il 99%) per gli azionisti-risparmiatori. Tutto questo nonostante la stampella delle garanzie statali date da Monti nel 2011.

Non si capisce per quale ragione ciò che non ha funzionato con Monti debba funzionare con Renzi: la traversata nel deserto continua e non sarà indolore.

La disperazione bancaria del Governo Letta

banca

In più di una circostanza su questo blog mi sono occupato della situazione disastrata del sistema bancario italiano. Già due anni fa avevo previsto che la folle e ottusa politica di austerità promossa dal Governo Monti non avrebbe risolto in alcun modo la situazione: il pendolo del rischio del fallimento del sistema Italia sarebbe passato dal debito pubblico (e dunque dal rischio di fallimento dello Stato) all’aumento delle sofferenze bancarie (e dunque al rischio di fallimento del sistema bancario). Non ci voleva molto per intuirlo, Così è stato, infatti i vari dati sfornati periodicamente da Banca d’Italia indicano un aumento ormai esponenziale delle sofferenze bancarie: quelle lorde hanno raggiunto ufficialmente i 140 miliardi di euro. Prendiamo per buoni questi tremendi dati sapendo che probabilmente i portafogli prestiti degli istituti di credito contengono molta merce avariata ben nascosta.

Già quando il Governo Monti stava per essere congedato per sopravvenute elezioni alcune banche sono finite in gravissima difficoltà e al limite del collasso. Un nome per tutte: Monte dei Paschi di Siena. Per evitare il collasso di questa banca il Professore fu costretto a concedere una sorta di bond ibrido (trasformabile in azioni) denominato Monti’s Bond. La cifra di quasi 4 miliardi, mobilitata fu veramente enorme visti i tempi. Per correttezza va comunque detto che il Professore non ha fatto sconti alla banca visto che i tassi applicati sono stati davvero punitivi. Gliene va dato atto, i soldi dello stato italiano non li ha regalati. In realtà però il Governo Monti aiutò con un altro provvedimento (poco noto) il sistema bancario nel suo complesso. Mi riferisco al provvedimento con il quale lo Stato si erge a garante delle obbligazioni bancarie emesse (previo nulla osta tecnico/contabile della Banca d’Italia). Le banche hanno profittato, per cifre veramente importanti, di questo provvedimento: ben 135 miliardi di euro di obbligazioni bancarie di nuova emissione hanno garanzia dello Stato, ovvero, in soldoni;  se una banca fallisce sarà lo Stato a dover pagare per i bond garantiti.

A modesto avviso di chi scrive quest’ultimo provvedimento di Monti è stata una mossa suicida. Per descriverlo viene in mente una antica espressione latina: simul stabunt vel simul cadent, come insieme staranno insieme cadranno. Intendo dire che un eventuale crollo di una o più banche porterebbe automaticamente lo Stato, garante finale, a cadere, per soddisfare l’obbligo finanziario assunto, viste le già disastrate condizioni della finanze pubbliche (2065 miliardi di euro circa, il 133% di rapporto debito/pil). Facile conseguenza di questo provvedimento è che viene il sistema bancario in una situazione di preminenza rispetto allo Stato: in termini crudi le banche possono “ricattare” lo Stato.

“Ricatto” che probabilmente è già in atto, infatti le banche (che continuano, come dicevo, a veder crescere le loro sofferenze) sono  beneficiarie di una serie incredibile di aiuti da parte del Governo Letta. Secondo la stampa i provvedimenti tra ufficiali e, per ora, ufficiosi possono essere così elencati:

– sconto fiscale sulle perdite;

– “riassicurazione” sui derivati legati a Bot e Btp;

– rivalutazione delle quote della Banca d’Italia di proprietà a banche e assicurazioni;

–  dividendo straordinario della CDP per la privatizzazione della SACE;

– realizzazione della bad bank in cui far confluire i 145 miliardi di euro di sofferenze;

– garanzia della Cdp sui prestiti alle PMI (è un aiuto indiretto tendente nelle intenzioni a far diminuire i prestiti in sofferenza).

Se si guarda all’esperienza spagnola, dove prima di richiedere l’intervento europeo per il salvataggio del proprio sistema bancario si tentò inutilmente la strada della bad bank viene da pensare che probabilmente questi folli (oltre che eticamente ingiusti) aiuti saranno assolutamente inutili. Se mi è permesso di riutilizzare la metafora del pendolo che si sposta (a seconda dei provvedimenti) dal rischio “debito pubblico” al rischio “sofferenze bancarie” viene solo da pensare che con questa sfilza di aiuti il pendolo inizierà a girare in maniera vorticosa (e probabilmente disordinata), con un unica certezza: in qualunque casella si fermerà, quando si fermerà saranno dolori.

L’imperatore e l’insegnante

«In alcune sfere del personale della scuola c’è grande conservatorismo ed indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana che avrebbero permesso di aumentare la produttività»

Mario Monti, 25 Novembre 2012, Rai Tv.

Educare dei giovani non è la stessa cosa che produrre finestre o scarpe. Come si misura la produttività di un insegnante, signor Professore? Non per voler essere maligni, ma viene da pensare che dietro la pretesa dell’aumento delle ore agli insegnanti di ruolo si nasconda la volontà di licenziare un numero – credo elevato – di insegnanti “precari”. Tutto qui. Tra l’altro faccio umilmente notare che l’eliminazione dalla scuola di decine di migliaia di insegnanti precari (tutti giovani o quasi giovani) interrompa quel circuito di trasmissione di competenze tra giovani docenti e colleghi anziani. Se così fosse la produttività (intesa come qualità dell’insegnamento) verrebbe minata alla sua base.

Il pendolo bancario (parte II)

Qualche mese fa scrissi un pezzo dal titolo “Il Pendolo della crisi sistemica”  dove segnalavo che in Spagna ad un abbassamento dei tassi di interessi sui titoli di stato – grazie a manovre di austerità – stava corrispondendo un aumento delle sofferenze bancarie sui crediti, proprio a causa del peggioramento del clima economico generale venutosi a creare.

Avevo specificato che questo fenomeno poteva essere paragonato a quello del movimento di un pendolo:

1) A politiche di austerità (tagli al welfare e maggiore pressione fiscale) corrispospondono miglioramenti delle finanze pubbliche grazie all’abbassamento dei tassi di interesse sul servizio del debito, ma contemporaneamente si verifica una recrudescenza delle sofferenze bancarie (che paradossalmente gli Stati devono coprire vanificando il miglioramento delle condizioni nelle casse pubbliche) che affossa il bilancio degli istituti di credito;

2) A politiche fiscali espansive invece corrisponde un ovvio peggioramento delle condizioni delle finanze statali, ma con un miglioramento del clima economico generale che fa abbassare il livello di sofferenze sui prestiti delle banche. Si tenga conto però che il peggioramento delle condizioni delle finanze pubbliche è dannoso per le banche perchè si ha un immediata svalutazione dei Titoli di Stato di cui il portafoglio degli istituti di credito è imbottito. Tale svalutazione è tra l’altro pericolosissima perchè obbliga le banche a non cedere Titoli  di Stato sul mercato secondario. Questo per non incorrere in perdite reali; di conseguenza l’attività bancaria (concedere prestiti) rimane ingessata (credit crunch, direbbero gli anglofoni).

Questo fenomeno come era facilmente ipotizzabile non è soltanto spagnolo. Andando a verificare i dati dell’ultimo Outlook ABI si vede che si sta riproponendo anche  in Italia: le sofferenze bancarie nette ad Agosto 2012 sono pari a 65.763 milioni di euro (contro i 54.494 milioni di euro di Agosto 2011); le sofferenze bancarie lorde ad Agosto 2012 sono pari a 115.860 milioni di euro (contro i 100.209 milioni di Agosto 2011). Molto indicativo anche il tasso di incidenza delle sofferenze nette in rapporto al capitale più le riserve: era il 14,25% nell’Agosto del 2011 ed è il 17,68% nell’Agosto 2012. Un aumento davvero preoccupante e pericoloso. Infatti se consideriamo che le banche hanno partecipazioni strategiche in aziende, valutate – a Stato Patrimoniale – a prezzi assolutamente non allineati con quello che è il valore espresso dal mercato, si può temere che il capitale netto (reale) degli istituti di credito sia fortemente intaccato. Tutto questo ovviamente va a vanificare – secondo l’umile autore – il sollievo dei corsi dei titoli di stato ottenuto grazie alle famigerate manovre lacrime e sangue del Governo Monti.

Appare sempre più evidente dunque, come – dati alla mano – il contagio tra Spagna e Italia sia completamente avvenuto. Sotto la regola del Pendolo della crisi sistemica.

Thanks to rischiocalcolato.it

 

L’impotenza dei mandolinari

Credo sia evidente a tutti che la situazione stia per precipitare: i rendimenti dei Bonos decennali spagnoli sono schizzati ad oltre il 7,2% e quelli degli equivalenti BTP italiani ad oltre il 6,10%. Ormai i mercati finanziari sembrerebbero chiusi per i due paesi mediterranei. Certamente la situazione spagnola appare peggiore; la disoccupazione è più alta ed al dissesto del proprio sistema bancario si somma il dissesto delle finanze pubbliche delle regioni autonome. Ormai sono ben sette le istituzioni locali che hanno chiesto il soccorso a Madrid per evitare la dichiarazione formale di default. Probabilmente il governo centrale dovrà chiedere a breve l’intervento delle istituzioni finanziarie internazionali (FMI, BCE, UE) per un salvataggio integrale non avendo le risorse per soccorrere il proprio sistema bancario (i cento miliardi già accordati dall’UE non sono sufficienti) in contemporanea al salvataggio delle regioni autonome.

La situazione itaiana solo apparentemente sembrerebbe  migliore, in realtà cambia poco. Innanzitutto il tasso di interesse dei BTP al 6,10% è parimenti insostenibile rispetto al 7,20% dei Bonos, per il semplice fatto che lo stock di debito italiano è superiore al PIL nazionale mentre quello spagnolo è inferiore (almeno per il momento), dunque gli iberici potrebbero reggere, un tasso più alto. Ma non basta, anche in Italia si odono sinistri scricchiolii in materia di finanza locale: dalla Sicilia al Comune di Torino. Per non parlare poi dell’inabissarsi delle quotazioni di borsa di grosse società industriali (Telecom avrà bisogno di una ricapitalizzazione, con evidente danno alle società finanziarie che la controllano?) e finanziarie (la nuova emissione di Tremonti Bonds sarà suffciente a stabilizzare MPS?). La situazione è grave.

Sembrano lontani i giorni in cui i trombettieri dei massmedia di regime elevavano al rango di nuovo salvatore della patria il professore della Bocconi. Il bluff è durato poco: lo scudo inesistente non è venuto alla luce e non arriverà fino  a quando la Corte Costituzionale Tedesca non avrà sentenziato la sua legittimità. Se il “salva spread” vedrà la luce sarà probabilmente troppo tardi, senza voler cavillare poi sul fatto che – a mio modesto avviso – è inutile allo scopo per il quale è stato progettato. Colpisce in particolar modo la dichiarazione di impotenza di Mario Monti: secondo il professore null’altro può esser fatto. Per fortuna ha capito che ulteriori tagli e ulteriori aumenti delle tasse farebbero collassare il sistema economico (probabilmente senza ottenere un aumento di gettito). Colpisce ancora di più il tour diplomatico che ha iniziato proprio oggi in Russia. Come  un governo filo americano possa andare a chiedere danaro allo Zar Putin, quando solo ieri, nella complessa  partita mediorientale, abbiamo criticato aspramente il veto posto dalla Russia a protezione del legittimo governo siriano? Come si può chiedere danaro a chi ripaghiamo con un atteggiamento ostile nella politica internazionale? Viene da dubitare sulla lucidità della nostra classe dirigente. Facile immaginare che dai russi il nostro Capo del Governo otterrà solo qualche parola di circostanza, qualche complimento sulla sua preparazione e sulla sua serietà e qualche raccomandazione per una preghiera dei Pope Ortodossi.

Anche Mario Draghi in una intervista apparsa oggi sulla stampa si è premurato di spiegare che l’euro è un processo irreversibile. Non è – per il vero – un’affermazione troppo lucida: nella vita l’unico fatto irreversibile è la morte. Non solo, ha anche spiegato che – se fosse necessario – la BCE è pronta ad intervenire “senza tabù”. Ma cosa avrà voluto dire? La BCE per statuto non può porre in essere manovre di allentamento monetario (stampare moneta e acquistare bonds direttamente dagli stati) e anche se riuscisse a convincere i paesi de “blocco nordico” sulla necessità di una simile mossa occorrerebbero mesi o anni per modificare i trattati. Quindi un’altra operazione di LTRO o simile è in arrivo? Può darsi, ma una simile operazione serve solo a guadagnar tempo al prezzo di peggiorare la situazione delle banche nel giro di pochi mesi (l’acquisto di bonds con i soldi dei due precedenti LTRO è stata letale per la situazione patrimoniale delle banche spagnole e italiane appena i soldi sono finiti e le quotazioni dei titoli di stato hanno ripreso ad inabissarsi). Quindi anche l’altro Super Mario sembra impotente rispetto al precipitare degli eventi.

Non pare infine azzardato ipotizzare che nelle stanza del potere, dove le classi dirigenti (sono tentato di scrivere dominanti) tessono le loro trame, si vivano giorni di panico: un nuovo otto settembre. Non è spiegabile altrimenti l’ipotesi di andare ad elezioni già ad Ottobre. A mio modo di vedere è la mossa della disperazione. Giustificare – come fa oggi Scalfari nella sua articolessa domericale – un simile azzardo come un arma contro lo “spread” è ridicolo e folle allo stesso tempo. E’ ovvio che lasciare la plancia della nave diretta sugli scogli accellererebbe il momento dell’impatto. Credo che una simile pazzia sia spiegabile solo ed esclusivamente con l’interesse delle classi dominanti. Per loro meglio andare ad elezioni prima che i cittadini comprendano la portata reale del disastro così da poter raccattare una maggioranza da utilizzare in Parlamento per formare l’ennesimo Governo delle Caste. Qualora si attendesse la naturale scadenza del Parlamento si rischierebbe di andare ad elezioni a disastro avvenuto  e con i cittadini inferociti. A quel punto non basterebbero i trombettieri dell’informazione di regime né il controllo deil’apparato di sicurezza dello Stato. Solo ed esclusivamente questa motivazione può aver spinto ad ipotizzare lo scioglimento anticipato del Parlamento.

Questa è la sommaria ed umile analisi del vostro piccolo blogger.

Lo scudo inesistente (burlesque)

Mai titolo fu più azzeccato di quello scelto stamani dall’autore di questo umile blog per definire il fantasmagorico scudo antispread partorito al vertice europeo di ieri: lo scudo inesistente. Per la verità io mi riferivo alla sua evidente inutilità. Ma il problema, a circa dodici ore di distanza, pare abbia assunto risvolti tra il comico ed il drammatico.

1) Mario Monti dichiara che l’Italia non vuoler usufruire dello scudo;

2) Mariano Rajoy dichiara che la Spagna non vuole usufruire dello scudo.

Dunque lo scudo oltre ad essere inutile (nella mia opinione)  non verrà – per stessa dichiarazione di chi lo ha voluto – utilizzato dagli stati che ne avrebbero bisogno. Un paradosso al quale non sono in grado di trovare una spiegazione plausibile se non quella che uomini disperati (governanti e professionisti della disinformazione) hanno tirato su il più grandioso spettacolo di burlesque degli ultimi tempi. Temporeggiare in attesa degli eventi (o dei miracoli) può essere una virtù ma non quando si cade nel ridicolo. 

A questo punto nessuno tocchi la Merkel e i tedeschi. Non meritano di far parte di un simile baraccone e mi auguro che nessuno chieda a Frau Angela di vestirsi da Drag Queen per “calmare i mercati“.

PS Non mi esprimo sull’euforia del tutto irrazionale che ha colpito la borsa italiana ridotta al rango di bisca clandestina al pari della borsa di Atene, dove ogni scusa è buona per non ammettere la dura realtà:  commerciare titoli di un paese in bancarotta che fa finta di non saperlo e che si aggrappa ad uno scudo inutile e che per giunta non vuole usare.

Monti sventola la bandiera bianca nel bazaar del Tempo!

Al summit messicano del G20, dopo un paio di giornate tempestose, iniziano a farsi largo alcune proposte che lasciano intendere sia la reale situazione che stiamo vivendo, sia gli intendimenti dei governanti sulle politiche necessarie per uscire dal labirinto di una crisi economica che non da tregua.

Due punti sono particolarmente rilevanti:

1) L’aumento della dotazione finanziaria del Fondo Monetario Internazionale di ulteriori 456 miliardi di dollari. Da notare che ben 75 miliardi di questi verranno messi a disposizione dai paesi BRICS;

2) La proposta di Mario Monti di utilizzare il Fondo “salva stati” dell’Unione Europea per calmierare i tassi di interesse dei titoli di stato dei paesi in forte difficoltà nei mercati finanziari. Secondo la proposta di Monti, i fondi dovrebbero essere usati qualora i tassi e gli spread superassero una determinata soglia.

Partiamo dal primo punto: un simile aumento delle dotazioni del FMI sta a significare che è pacifico, per i nostri governanti, che ci saranno ulteriori fiammate della crisi che andranno ad incidere sulle finanze degli stati nazionali e che, di conseguenza, questi avranno necessità di essere salvati. Naturalmente la salvezza degli stati, da parte del FMI, non coinciderà con la salvezza dei popoli che anzi vedranno annichiliti i loro diritti sociali, così come vuole il furore ideologico del FMI santificato nei dettami del cosiddetto Washington Consensus. Il secondo punto che ho citato, ovvero la proposta di Mario Monti, è quantomai importante per noi italiani. L’idea di utilizzare il fondo “salva stati” per acquistare bonds governativi delle nazioni in difficoltà è una implicita ammissione della impossibilità di finanziare, attraverso i canali abituali, il debito pubblico italiano nel medio periodo. Una sorta di confessione che per l’Italia è necessario il salvataggio. Chiedere/proporre questa sorta di salvataggio  mascherato, equivale – a modo di vedere dello scrivente – a chiedere una sorta di “onore delle armi” all’atto della resa. Dunque, in sostanza, si chiede di evitare  il passaggio umiliante attraverso le forche caudine  dell’intervento diretto della temuta troika (FMI, UE, BCE). Pare che la Merkel abbia mostrato un certo interesse per questa ipotesi di lavoro. Mentre da Bruxelles un portavoce ha esternato ufficialmente lo scetticismo delle istituzioni comunitarie: “sarebbe un’aspirina” ha dichiarato. Tradotto in altri termini l’espediente sarebbe utile contro i sintomi ma non contro le cause della malattia. Molto probabilmente, se l’idea di Monti fosse approvata in uno dei prossimi vertici europei, verranno chiesti all’Italia nuovi feroci tagli alla spesa pubblica. La sindrome greca è già probabilmente scritta nel nostro futuro prossimo, con ulteriori tagli sarebbe una certezza matematica. 

Personalmente credo che la proposta di Monti sia molto pericolosa per alcuni motivi:

1) E’ una implicita ammissione di impotenza e questo i mercati finanziari lo capiranno presto;

2) Verranno chiesti comunque ulteriori tagli alla spesa pubblica con conseguente ulteriore diminuzione della domanda interna:

3) I bonds italiani collocati sul mercato finanziario diventerebbero immediatamente subordinati rispetto ai bonds collocati attraverso il fondo “salva stati“. I mercati finanziari appena comprenderanno la cosa chiederanno un maggior “premio” per il rischio e alla lunga questo premio sarerebbe probabilmente talmente alto da non permetterci più di collocare i nostri titoli sul mercato. Rischieremmo di diventare dipendenti totalmente dalla bombola d’ossigeno europea. Chiedere ai greci che cosa questo significhi.

Non pare azzardato dire, dal mio punto di vista, che il G20 messicano sia stato un grande mercato dove il bene in commercio era il Tempo. Tutte le ipotesi concrete di intervento sul campo non sembrano infatti orientate alla soluzione dei problemi ma solo alla necessità, da parte dei governanti, di guadagnare giorni e mesi. Dunque, se questo è l’obbiettivo, mettere a disposizione delle istituzioni sovranazionali ulteriori risorse finanziarie per fronteggiare i prossimi focolai della crisi, era di vitale importanza.  Non appare chiaro però cosa si intende fare con il tempo guadagnato dalla inesorabile (se si continua di questo passo) redde rationem.

PS

Mentre scrivo queste poche righe, lo spread BTP/Bund sembra fare rotta verso i 400 punti base. Probabilmente il mercato valuta come molto probabile l’accoglimento della proposta Monti. Tutto da copione. Nel frattempo inoltre, organi di stampa danno per probabile il taglio del rating delle banche inglesi da parte di Moody’s. La giostra continua a girare…

 

 

Il terzo cavaliere

Per come la vedo io, il “decreto sviluppo” appena varato dal ministro Passera, rientra a pieno titolo nella politica di comunicazione attuata del Governo. Il messaggio è chiaro: il Governo c’è e lavoro per voi.  Dico questo perchè in realtà di misure serie per garantire una rapida uscita dalla recessione non ve ne sono, e manco ve ne possono essere, almeno fino a quando continuerà a farla da padrone la paradossale idea che si possa garantire la crescita mantenendo i feroci tagli alla spesa pubblica e l’inaudita pressione fiscale che va a colpire i soliti noti: i poveri. E’ ovvio che stando così le cose, il reale intento del decreto è quello di rassicurare o forse addirittura di “troncare e sopire” le voci di dissenso che iniziano a levarsi anche tra i sostenitori di Monti. 

A ben guardare però, un punto del testo è di cruciale importanza e lascia intuire le previsioni cupe che probabilmente si delineano – a porte chiuse – tra le file del Governo. Mi riferisco alla norma che istituisce un “Fondo per gli alimenti” ai poveri presso l’Agenzia per le erogazioni in Agricoltura. E’evidente che se si istituisce un simile fondo si ha la convinzione che le situazioni di disagio estremo sono previste in forte aumento. Altro che austerità, questa è politica da tempo di guerra (e da nazione sconfitta, per la precisione). Le classi dirigenti ci stanno preparando un futuro in stile greco e ne sono perfettamente consapevoli.

Disgustoso infine, che ai sensi della norma, la distribuzione delle derrate alimentari sarà affidata al solito terzo settore e dunque alle solite organizzazioni caritatevoli. Lo Stato insomma, non ci mette la faccia e lascia il compito di distribuire pane, formaggio e mortadella alle organizzazioni del no profit tipo Caritas (ma probabilmente vedremo nascere anche organizzazioni laiche, del resto  gli affari sono affari).  Non è da escludere che la mia ipotesi sulle motivazioni che hanno portato a questa scelta sia comunque ingenua, infatti potrebbe anche essere che dietro ci sia l’idea di non allargare il perimetro delle attività svolte direttamente dallo Stato sulla falsariga della devoluzione al terzo settore di fasce sempre più importanti di welfare state. Dunque anche una scelta ideologica o meglio, scelleratamente ideologica.

Evito di commentare infine, il fatto che a fare la parte del leone in questa tristissima storia saranno sicuramente le organizzazioni direttamente agli ordini di uno stato straniero situato nel cuore della nostra capitale. Stato straniero che per inciso  non ha rinunciato ad un euro delle innumerevoli prebende concesse dall’Italia ed è inoltre impegnato in operazioni finanziarie, tramite la sua banca (IOR), non esattamente conformi alla lettera e allo spirito del Vangelo. Non ci resta che sperare che questo Dio esista veramente.

Il centrosinistra è morto

Riprendo dal blog di Guorgio Cremaschi un pezzo che mi trova completamente d’accordo.

In fondo dobbiamo ringraziare Monti per aver convocato un vertice di sostegno al governo con ABC. Sarà così ancora più chiaro, anche a coloro che nella sinistra, nei sindacati e nei movimenti non riescono o non vogliono capire, che la maggioranza che governa è quella di Monti, Bersani, Berlusconi e Casini, protetti ed ispirati da Giorgio Napolitano. E sarà altrettanto chiaro che, se si vuole davvero cambiare a favore dei diritti sociali e civili, del lavoro e dei beni comuni, bisogna costruire una alternativa contro questa maggioranza.
Il fatto invece che in Italia si parli di liste civiche annesse al centrosinistra – quale? – e di immettere i contenuti del lavoro sempre nello stesso ipotetico schieramento – dove? – aggrava solo le nostre difficoltà.

Il governo Monti è già fallito per la semplice ragione che la crisi dell’Europa è più grande e vasta della pur terribile dimensione dei tagli sociali e delle ingiustizie che il governo ha prodotto. Dopo il disastro delle pensioni e degli esodati, dopo la controriforma del lavoro e la valanga di tasse sui poveri, Monti parla ancora di accelerare le riforme. E’ semplicemente il delirio di chi appartiene ad una elite tecnocratica ed economica travolta culturalmente e politicamente dalla crisi. Non sanno cosa fare,ma lo fanno con pervicacia e arroganza.

Purtroppo l’ Italia non è la Grecia. Infatti in quel paese di fronte alla stessa devastazione prodotta dalla stessa politica, gli anticorpi della democrazia hanno reagito. Il movimento sindacale ha organizzato tanti e vasti scioperi generali e alla fine si è costituita una alternativa a sinistra del governo della banca europea. Non sappiamo se Siryza vincerà le elezioni, ma siamo certi che la politica greca e quella europea non potranno più agire lì sulla base dei diktat di Merkel e della Bce. In Italia invece stiamo subendo tutto. E questo perché la maggioranza di governo, di cui sono parte integrante la Repubblica ed il Corriere della Sera, tiene a freno i grandi sindacati e non ha nessuna alternativa forte e dichiarata alla sua sinistra. Per questo da noi cresce a valanga il movimento Cinque Stelle.

Per questo bisogna uscire dalla stanca riproposizione dell’ accordo tra movimenti e centrosinistra. Il centrosinistra è morto nei vertici abc e chi lo vuol ricostituire vive nel passato e danneggia il presente. Oggi ci si mobilita a Roma contro la controriforma del lavoro. E’ l’ avvio, il 22 ci sarà lo sciopero dei sindacati di base e di tanti altri che non accettano la passività di Cgil Cisl Uil. Poi si dovrà andare avanti, costruendo una vasta alleanza sociale e politica che lotti per far cadere questo governo e per costruire una via d’uscita dalla crisi opposta a quella fallimentare della Bce e dell’ Europa della signora
Merkel. E questo si fa senza e contro il Pd.

Melancholia italica

Ormai credo sia innegabile: la cura Monti-Draghi è completamente fallita. Il mix, intriso di ideologia liberista, che è stato imposto all’Italia sta uccidendo il paziente.  Due dati che chiariscono più di mille parole la situazione:

  • Le entrate fiscali dello Stato a marzo 2012 sono diminuite del 3,6% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. A livello trimestrale rispetto al periodo equivalente dell’anno scorso il calo si attesta ad uno 0,5%. Dunque all’aumento dell’imposizione fiscale (e al taglio della spesa pubblica) è corrisposta una diminuzione del gettito. La situazione credo tenderà a peggiorare appena arriverà la stangata dell’IMU. E’ evidente che questa imposta inciderà sulla carne viva delle famiglie che saranno costrette (mediamente) a ridurre i consumi, con conseguente dimunuzione dell’IVA.  Non intendo neanche addentrarmi in probabili situazioni di minori entrate fiscali provenienti dalle aziende e causate del probabile minor giro d’affari (aspetta e spera che l’aumento delle esportazioni compensi il “danno”).  Se non fosse un dramma si potrebbe fare della facile ironia: dal moltiplicatore keynesiano al divisore montiano.
  • A quanto esposto nel punto uno si aggiungono le turbolenze europee, in particolar modo greche e tedesche, che stanno facendo risalire i rendimenti dei titoli di stato e dunque, annullando totalmente i già flebili effetti della manovra Draghi (LTRO da mille miliardi in due rate). Tutto questo, naturalmente, svaluta uno degli  assets fondamentali, presente nel portafoglio di tutte le banche. Non solo,  c’è da aspettarsi un aumento dei rendimenti anche nelle aste primarie, aggravando le condizioni penose (vedi punto sopra) delle casse dello Stato.

Personalmente credo che non sia più sufficiente neanche l’ennesimo coniglio che potrebbe uscire dal cilindro del solito vertice europeo: mi riferisco agli eurobond. La situazione sembra assolutamente fuori controllo. Credo che ciò che manchi veramente siano  gli statisti. Ovvero donne e uomini che sappiano prendere decisioni radicali sia a livello bancario sia a livello di regolamentazione del mercato finanziario. Da notare che  secondo il premio Nobel Krugman ormai siamo alla resa dei conti: si rischia l’uscita della Grecia dall’Euro entro un mese ed il blocco dei conti correnti in Italia e Spagna. Malinconicamente condivido: questo è uno dei rischi. Forse manco il peggiore.