Syriana

di Giuseppe Masala

La crisi economica, nell’irresponsabile silenzio dei media occidentali, spinge sempre di più, le nazioni a compiere pericolosi azzardi. Sicuramente tra questi rientrano a pieno titolo quelle che in occidente sono state definite “primavere arabe” e che nella realtà non sono null’altro che colpi di stato finanziati dalle petromonarchie autoritarie e filo occidentali. Dopo la vittoriosa “campagna di Cirenaica” l’occidente ha puntato il suo sguardo verso la Siria di Bashar al Assad infiltrando decine di migliaia di integralisti salafiti al fine di rovesciare il regime non allineato con i desiderata delle nazioni appartenenti all’Alleanza Atlantica. Qui però qualcosa non è andata per il verso giusto: da un lato il regime ha dimostrato una fortissima capacità di resistenza (che non poteva esserci senza un forte appoggio popolare) e dall’altro lato la Cina e sopratutto la Russia hanno sventato un possibile intervento diretto della Nato (stile Libia) votando contro a tutte le risoluzioni presentate dai paesi occidentali, presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

E’ evidente che la Nato si trovi ormai in un vicolo cieco: o ritira l’appoggio alle bande salafite o interviene direttamente scavalcando le Nazioni Unite. La prima ipotesi rappresenterebbe una Caporetto per l’alleanza occidentale che, di fronte al mondo, ammmetterebbe di non essere più il gendarme del mondo come è stata negli ultimi venti anni. La seconda ipotesi invece è foriera di rischi enormi per l’umanità intera. A tale proposito vorrei segnalare una notizia (che non verrà probabilmente data sui giornali occidentali) apparsa sul giornale libanese Addyar. Il quotidiano pubblica un dialogo intercorso tra Putin e il primo ministro turco Erdogan, cito testualmente:

Putin: ” l’ingresso di un solo soldato turco in Siria significa il suo ingresso a Mosca.”; Erdogan: “”rifiuto questo tipo di minacce.”; Putin: “Non ho bisogno di una accettazione per potere esternare il mio avvertimento, noi siamo pronti per la guerra ed io non scherzo”.

Che Putin non scherzi vi sono buone probabilità. Infatti. secondo il quotidiano turco Hurriyet, la Russia sta completando lo schieramento di un complesso sistema antimissile ed antiaereo ai suoi confini meridionali, proprio a ridosso della Turchia.
Inoltre lo stesso Assad – sempre secondo notizie di stampa – ha dato ordine al suo esercito di rispondere al fuoco in caso di nuovi attacchi dalla Turchia.
Ordine che Assad – probabilmente – non avrebbe mai dato, senza avere le spalle coperte dai propri alleati.

Se a tutto questo, infine, si aggiunge l’attivismo della diplomazia russa nei paesi medio orientali (da ultiimo l’incontro tra il presidente iraqueno e lo stesso Putin) sembrerebbe di stare ad assistere ad una complessa partita a scacchi tra il blocco occidentale e quello appena costituito tra Russia-Cina-Siria-Iran.

Non pare azzardato dire che la prossima mossa spetti al blocco occidentale: forzare la mano rischiando lo scontro aperto con le potenze (ri)nascenti o certificare la propria impotenza ritirandosi? Qualunque delle ipotesi sceglierà l’Alleanza Atlantica, par di intuire, sarà gravida di consenguenze. Se forzano la mano il rischio è quello di ritrovarsi di fronte ad una catastrofe irrecuperabile. Se ritirano l’appoggio alla cosiddetta rivoluzione, ammettono di non essere più i padroni del mondo e accettano la nascita di un mondo multipolare. Staremo a vedere.

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